Nelle dipendenze, il termine 'toccare il fondo' viene spesso utilizzato per descrivere una situazione nella quale si è raggiunto il limite, un punto finale oltre il quale ci si rende conto che non è proprio più possibile andare avanti come prima.

Si tratta di esperienze particolarmente dolorose come perdere il lavoro, ferire qualcuno o se stessi emotivamente o fisicamente, agire al di fuori del proprio sistema di valori, essere scoperti ad infrangere la legge, mettere a rischio la vita dei propri figli, essere espulsi da scuola o rifiutati da familiari e amici.

Il “fondo” non è uguale per tutti né può essere quantificato o misurato. Il disturbo della dipendenza si esprime in modo anche molto diverso nelle persone e la soglia che fa scattare la ricerca di aiuto dipende dalla percezione individuale di una certa situazione e dal dolore provato. Arrivare a questo punto tuttavia, significa essere sull’orlo del vero cambiamento se la persona ha finalmente affrontato e superato la negazione di una dipendenza facendo il suo primo passo verso un percorso di guarigione sostenibile nel tempo.

Aspettare di toccare il fondo può essere tuttavia molto pericoloso perché se la dipendenza non viene curata per troppo tempo, espone la persona a gravi rischi anche letali e causa enormi difficoltà ai membri della famiglia e alla loro comunità allargata

Frasi quali “Solo quando toccherà il fondo, sarà davvero pronto a ricevere aiuto” oppure “Deve toccare il fondo per essere davvero disposto a cambiare” o ancora “Il trattamento delle dipendenze non funzionerà se prima non ha toccato il fondo”, sottintendono un pensiero pericoloso e dannoso che è tragicamente diffuso e responsabile di innumerevoli morti prevenibili. 

D’altro canto, per chi soffre di una dipendenza patologica e non ha ancora sviluppato la consapevolezza del problema, la prospettiva di cessare l’uso della sostanza può sembrare terrificante, inaccettabile. Queste persone possono essere molto convincenti nel negare la realtà ignorando, minimizzando o distorcendo i fatti a loro piacimento; si tende a sottovalutare la quantità di droga consumata, la durata del problema o l’impatto che la dipendenza ha avuto sulle loro vite e su quelle dei propri cari.

Non è facile convincere una persona cara a cercare aiuto soprattutto se continua a negare la propria condizione ma l’affetto e la preoccupazione di una famiglia, debitamente indirizzati, possono servire ad abbattere la negazione e ispirare il cambiamento nella persona.

Senza alcuna costrizione o azione contro la volontà della persona, gli interventi eseguiti con cura e compassione da un professionista qualificato, possono essere un modo efficace per facilitare l’accesso ad una terapia di cui si potrebbe aver disperatamente bisogno.

Spesso le famiglie, in particolare se è la prima volta che sperimentano una condizione di dipendenza, si allontanano dall’idea di un intervento specialistico per mancanza di informazioni, per paura di alimentare un conflitto in un contesto di relazioni già tese o fortemente compromesse e/o per la necessità di preservare la convivenza con l’interessato.

Tuttavia, la nostra esperienza dimostra che le famiglie sono una risorsa non sufficientemente utilizzata, una straordinaria leva di intervento in grado di motivare ed impegnare la persona ad intraprendere un percorso di cura