L’importanza della collaborazione interdisciplinare nella terapia delle dipendenze patologiche

La TMS (Transcranial Magnetic Stimulation – Stimolazione Magnetica Transcranica) è una procedura con cui vengono stimolate le strutture cerebrali applicando impulsi magnetici attraverso lo scalpo. 

Nelle problematiche di dipendenza, da sostanze e comportamentali, la si considera efficace quando un soggetto riferisce una riduzione significativa del craving tale da permettere condizioni migliori per gestire la dipendenza stessa, in termini di riduzione/astensione dall’uso o ripetizione del comportamento.

L’applicazione della TMS nelle dipendenze si basa sul presupposto che l’uso di una sostanza o la ripetizione di un comportamento derivino dal craving e che il craving origini da una stimolazione elettrica spontanea, successiva alla disregolazione dei centri nervosi indotta dalle droghe. 

Di conseguenza si ipotizza che stabilizzando l’eccitabilità dei centri cerebrali specifici coinvolti nel craving, lo stimolo ad usare droga si spenga. Risultati incoraggianti in questo senso sono evidenti e supportati anche da ricerche recenti che hanno rilevato un’area di attivazione specifica (NCS- Neurobiological Craving Signature) riguardante l’82% di soggetti utilizzatori rispetto a non utilizzatori di sostanze (o che presentano comportamenti compulsivi di dipendenza).

Sappiamo tuttavia che vi può essere un uso senza craving legato ad abitudini, riti e situazioni, ansia, euforia, noia, rabbia, paura, senso di abbandono, a situazioni esistenziali di perdita di prospettiva, di speranza, di entusiasmo, a comportamenti reattivi e dimostrativi; così come vi può essere craving senza che ne segua necessariamente il consumo di droga (aspetto riconosciuto anche dal DSM-5). 

Dunque, le dimensioni biologiche, psicologiche, relazionali, sociali, culturali che si intrecciano e si sommano nell’addiction richiedono un approccio terapeutico multidimensionale cui sicuramente la TMS può contribuire purché integrata in una strategia di cura complessiva.

La complessità del problema della dipendenza, infatti, non è riducibile a singoli meccanismi specifici, né tecnici super-specializzati possono sostituirsi a clinici che conoscano profondamente le diverse dimensioni della persona e dei contesti chiamati in causa dall’addiction.

Per noi di IEuD, la TMS è un’opzione terapeutica il cui utilizzo viene inserito in una strategia di cura complessiva in cui figuri come uno degli strumenti utilizzabili.

Sono sempre più numerosi i contatti che IEuD riceve da parte di psicoterapeuti e professionisti che ci chiedono collaborazione per approfondimenti diagnostici su casi da loro seguiti, casi di persone che si rivolgono a terapeuti privati perché magari non sentono sintoniche alcune modalità di risposta classicamente fornite per problematiche di dipendenza. Per esempio, accade che, chi teme di avere un problema di abuso di alcol concentrato in binge-drinking sociali nel fine settimana, non si riconosca nelle strutture della sanità pubblica, o non riesca a stare in tempistiche troppo dilatate o in trattamenti troppo diffusi e dispersi.

Tuttavia, trattare da soli, nel proprio studio privato, un problema di dipendenza, può essere estremamente difficile e frustrante. Le letture interpretative della dipendenza sono molteplici e risentono dei percorsi formativi, personali ed esperienziali dei diversi terapeuti. 

Trattare una dipendenza, anche con terapia farmacologica, richiede un impegno che tocca il terapeuta nel profondo, e che talvolta può oscillare tra un’interpretatività che per quanto valida, non apporta magari nessun cambiamento nello stile/quantità/frequenza di assunzione e, dall’altro lato, vissuti di espulsività difronte alle continue ricadute e fallimenti. 

Le neuroscienze cognitive ci hanno illustrato efficacemente cosa accade nel cervello a fronte dell’assunzione di una sostanza (il come), ma sul perché possiamo dirci, oggi, che non esiste nessuna teoria che renda conto in modo unico ed esaustivo del fenomeno dipendenze. 

La TMS è uno strumento che ci arriva dalle neuroscienze, la cui domanda in Italia è in rapida crescita e, come spesso accade, è accompagnata da comunicazioni controverse, soprattutto in merito alla sua applicazione proprio alle patologie da dipendenza. Uno dei fattori decisivi della ambivalenza nella lettura dei risultati gli outcome sul medio-lungo termine, rispetto ai quali mancano quasi totalmente evidenze cliniche (l’osservazione più lunga documentata è di 90 giorni). Sappiamo che la dipendenza è una condizione patologica cronica soggetta a ricadute e quindi conoscere gli effetti a lungo termine è molto importante, anche per individuare, in base ai singoli casi, le indicazioni al trattamento.

Riteniamo quindi che il trattamento di una patologia da dipendenza non possa essere lasciato ad un unico sguardo sul soggetto/paziente, ma necessiti di un approccio multidimensionale e multiprofessionale, che può avvalersi anche di strumenti specifici e puntuali, ma che assumono senso e valenza terapeutica se ineriti in un trattamento più ampio, di cui il case-manager può essere un terapeuta (psichiatra o psicoterapeuta) esterno a IEuD e che si rivolge a noi per integrare questa possibilità di cura all’interno di un percorso già segnato.

La filosofia di IEuD si basa su una concezione della dipendenza patologica come di una patologia della relazione che si realizza e si esprime nella relazione tra tre elementi: il soggetto, la sostanza/comportamento e l’ambiente/cultura. I nostri riferimenti neuroscientifici si rifanno soprattutto alle Neuroscienze Affettive di Jaak Panksepp e alla psicologia evoluzionistica. I nostri specialisti arrivano da formazioni e specializzazioni diverse, sintoniche ai diversi casi, alle diverse fasi del problema in cui la persona si presenta, al suo livello di motivazione, alle risorse sociali: ogni situazione viene vista nella sua singolarità ed unicità, dando origine a trattamenti fortemente personalizzati.

In IEuD il trattamento viene considerato un percorso concordato all’interno di una relazione contrattuale tra paziente e terapeuti, e che procede per obiettivi declinati in esiti e tempi. 

La gestione clinica per obiettivi permette di modificare la salienza affettiva del legame/relazione tra la persona e l’addiction, dove uno dei punti teorico/pratici cardine di IEuD è proprio la centralità della trasformazione dei processi affettivi di base nelle patologie da dipendenza. 

Una richiesta da parte di un professionista per una TMS su un paziente proprio prevederà una consulenza sul caso da parte dei nostri specialisti, e laddove ne esistano i presupposti clinici, la persona verrà inviata ad un trattamento con TMS mentre il percorso esterno iniziato potrà essere ancora attivo e proseguire.

IEuD favorirà l’integrazione con il terapeuta, ritenendo la multiprofessionalità e l’interdisciplinarietà strumenti fondamentali della cura, così che l’indicazione alla TMS venga a definirsi in una relazione paziente-terapeuta collaborativa, solida, progettuale e nella comprensione chiara dei possibili risultati. 

Declinato e utilizzato attraverso la sensibilità del terapeuta e della conoscenza che ha del paziente, riteniamo che questo strumento possa essere una buona opportunità non solo in termini di integrazione, diffusione e scambio di competenze, ma anche una possibilità per rispondere clinicamente in modo aperto, integrato e mai riduzionistico ad un problema così complesso perché riguarda la radicalità del nostro esistere e dei nostri funzionamenti: cognitivi, affettivi, biologici, sociali e culturali.