Come è cambiata l’assunzione di droghe durante e dopo il periodo di quarantena conseguente alla pandemia da covid? Proviamo a rifletterci su.

Durante il lockdown chi fa uso di droghe ha vissuto momenti particolarmente difficili sostanzialmente per due motivi:

  • è  stato più complicato procurarsi le sostanze anche se il mondo dello spaccio si è adattato rapidamente alla novità e sono aumentate diciamo  le “consegne a domicilio”
  • è stato più complicato farsi aiutare dai terapeuti per riprendere il controllo della propria vita.

Il consumo di droghe in quarantena

In generale la quarantena ha prodotto un calo della diffusione delle droghe in strada e ha costretto i consumatori a cambiare la modalità di approvvigionamento o addirittura la sostanza psicoattiva.

Le droghe psicoattive, tipo anfetamine o ecstasy, utilizzate prima della quarantena per favorire la socializzazione negli ambienti ludico-ricreativi sono significamente diminuite o sono state sostituite da altre sostanze a prevalente azione sedativa.

Il consumo di cannabis (marijuana e hashish) è aumentato significativamente soprattutto fra le persone che usano queste sostanza regolarmente  una o più volte al giorno.

L’istituto europeo per il trattamento delle dipendenze, IEuD,  ha registrato un tasso di crescita superiore al quattro per cento nella vendita di benzodiazepine farmaci normalmente usati per contrastare l’ansia.   

La diffusione dell’eroina è diminuita. Secondo Claudio Comaschi, responsabile dei Serd dell’Ausl di Bologna, nella sua città c’è stato “un crollo del 66% dei decessi  da overdose di eroina significativo di come è cambiato il mercato e l’uso di questa sostanza”

Tra gli oppioidi sintetici venduti quelli più pericolosi sono i farmaci a base di fentanili, sostanze il cui potere antalgico è tra 100 e 1000 volte più potente della morfina ma con un potenziale tossico molto alto. Una overdose da fentanili infatti è difficilmente reversibile.

Per quanto riguarda il consumo di alcool come rilevato da Raimondo Pavarin dell’Osservatorio epidemiologico e dipendenze patologiche di Bologna si è documentato negli ultimi mesi, un netto aumento di nuovi casi di intossicazione alcolica che ha interessato prevalentemente le donne (il 27% del totale dei casi).

Questo aumento  coinvolge i settori più integrati  della società mentre cala tra i senza fissa dimora.

E la cocaina? Sempre secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio epidemiologico delle dipendenze patologiche dell’Ausl di Bologna, in linea con altre quattro ricerche svolte a livello europeo, l’uso di cocaina è diminuito. Questa osservazione sostiene la teoria della stretta correlazione tra i cicli economici e l’uso di cocaina.

Ma perché il lockdown favorisce questi cambiamenti? 

La drastica riduzione dei contatti sociali, come è avvenuta nel precedente lockdown  e come si avvia ad essere quello attuale genera nella mente di molte persone predisposte uno stato neurofisiologico simile a quello legato all’astinenza da sostanze e induce una vera e propria brama sociale simile alla fame. Più è forte la privazione dei contatti più aumenta la fame.

Negli animali sociali, come noi siamo, l’isolamento e la solitudine sono normalmente associate ad un minore stato di benessere mentale tanto da assimilare questa esperienza al rifiuto sociale. Questa sofferenza genera un processo di negazione che da una parte spinge le persone a pensare “ a me non può succedere” “io non posso diventare positivo al covid” da cui i negazionisti che sottovalutano i rischi connessi con i loro comportamenti dall’altro favorisce il consumo di sostanze “sedative” per coprire l’ansia.

Nel precedente lockdown abbiamo visto come lo stato di incertezza generalizzato, la distanza, i lutti, la perdita dell’occupazione ha prodotto un aumento dei livelli di ansia, depressione e paura. Presumibilmente questo secondo lockdown, seppur parziale, potrebbe ulteriormente acuire il malessere psicologico già sperimentato e generare un diffuso senso di sfiducia e disillusione rispetto agli sforzi necessari.

A lanciare l’allarme è Valentina Di Mattei, psicologa clinica e docente all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano che aggiunge:

“Il rischio depressione è di due o tre volte maggiore rispetto alla normalità”.

Ecco perché la seconda ondata probabilmente sarà più forte e pericolosa della precedente.

Il sostegno a distanza: l’importanza di non rimanere soli

Ma difendersi è possibile? Si.

Il primo passo è non rimanere soli. Aderire ai percorsi di sostegno o di trattamento, anche in modalità virtuale,  è una magnifica opportunità da non perdere.

L’istituto Europeo delle dipendenze è l’organizzazione che più ha implementato nell’ultimo anno i percorsi terapeutici e di sostegno on line.  Oggi IEuD è in grado di offrire ai propri clienti un aiuto ed una presenza costante anche nella comodità della propria abitazione.     

Riprendi il controllo della tua vita, libero dalla dipendenza.

I nostri servizi sono adesso disponibili anche online.