L’addiction come una patologia cronica e recidivante

L’addiction è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come una “patologia cronica e recidivante” considerando sia la lunghezza del periodo della vita della persona lungo il quale si estende il decorso della patologia stessa, sia la frequenza delle ricadute dopo periodi di remissione.

Il ricovero: una possibilità trattamentale dell’addiction

Il ricovero è una delle possibilità trattamentali di una patologia da dipendenza ed è facile comprendere come, se si interviene in una “malattia cronica e recidivante” (OMS), è un intervento puntuale e limitato nel tempo e non può rappresentare una “soluzione definitiva” del problema.
La possibilità di effettuare un ricovero attraverso IEuD per un paziente in carico ad uno psicoterapeuta o psichiatra può essere uno strumento utile nei casi di:
-necessità di approfondimento diagnostico
-reset del percorso di cura
-disintossicazione e messa a punto della terapia farmacologica
Leggi l’approfondimento: Utilità del ricovero e della disintossicazione

Avere in terapia nel proprio studio privato un paziente affetto da dipendenza patologica può essere estremamente difficile e frustrante. La coazione a ripetere, le ricadute, la tempistica, vanno aggiunti ad una ulteriore particolarità che questa patologia presenta per i curanti, e cioè la presenza di molteplici letture interpretative del problema, che molto risentono dei percorsi formativi, personali ed esperienziali dei diversi terapeuti.

Teorie e clinica delle dipendenze

Negli ultimi decenni, per esempio, le neuroscienze cognitive ci hanno illustrato efficacemente cosa accade nel cervello a fronte dell’assunzione di una sostanza o della ripetizione compulsiva di un comportamento (il come), ma sul perché possiamo dirci, oggi, che non esiste nessuna teoria che renda conto in modo unico ed esaustivo del fenomeno dipendenze. Nel cercare di guardare al perchè abbiamo scelto come riferimento neuroscientifico l’approccio delle Neuroscienze Affettive di Jaak Panksepp e la psicologia evoluzionistica.

Le letture esistenti stanno inoltre cercando di aggiornarsi in sintonia con cambiamenti culturali e sociali globali negli stili di uso e nei comportamenti: le “nuove dipendenze” utilizzano oggetti e situazioni nuove per riattualizzare una modalità antica e radicata nelle nostre possibilità di esistere come esseri umani.

Trattare una dipendenza, anche con terapia farmacologica, richiede dunque un impegno che tocca il terapeuta nel profondo, e che talvolta può oscillare tra un’interpretatività che, per quanto valida, non apporta magari nessun cambiamento nello stile/quantità/frequenza di assunzione e, dall’altro lato, vissuti di espulsività difronte alle continue ricadute e fallimenti.
In una collaborazione interdisciplinare tra curante esterno, IEuD e curanti interni alla clinica, un percorso di cura per l’addiction può prevedere dunque il ricovero come momento specifico collocato in una prospettiva temporale più ampia.

La filosofia di IEuD sulla concezione della dipendenza

La filosofia di IEuD si basa su una concezione della dipendenza patologica come di una patologia della relazione che si realizza e si esprime nella relazione tra tre elementi: il soggetto, la sostanza/comportamento e l’ambiente/cultura. A partire da questa visione, ne consegue che diagnosi e trattamento di una dipendenza non possono essere lasciati ad un unico sguardo sul soggetto/paziente, ma necessitino di un approccio multidimensionale e multiprofessionale.
Il trattamento viene conseguentemente considerato un percorso concordato all’interno di una relazione contrattuale tra paziente e terapeuti, e che procede per obiettivi declinati in esiti e tempi.

La gestione clinica di IEuD per il trattamento delle dipendenze

La gestione clinica per obiettivi permette di modificare la salienza affettiva del legame/relazione tra la persona e l’addiction, dove uno dei punti teorico/pratici cardine di IEuD è proprio la centralità della trasformazione dei processi affettivi di base nelle patologie da dipendenza.
I nostri specialisti arrivano da formazioni e specializzazioni diverse, sintoniche ai diversi casi, alle diverse fasi del problema in cui la persona si presenta, al suo livello di motivazione, alle risorse sociali: ogni situazione viene vista nella sua singolarità ed unicità, dando origine a trattamenti fortemente personalizzati.

Nell’invio a questa tipologia di servizio offerta da IEuD, il curante/inviante svolge un importante ruolo motivazionale sviluppato all’interno della relazione terapeutica avviata, che può proseguire sostenendolo anche durante il ricovero, arrivando a canalizzare dopo le dimissioni in modo proficuo i risultati ottenuti in clinica.

Il ricovero può così diventare uno strumento terapeutico aggiuntivo, laddove il curante ne veda l’appropriatezza e i benefici all’interno del percorso di cura avviato con il proprio paziente, rispondendo clinicamente in modo aperto, integrato e mai riduzionistico ad un problema così complesso, la dipendenza patologica, perché riguarda la radicalità del nostro esistere e dei nostri funzionamenti: cognitivi, affettivi, sociali e culturali.