Chi ne soffre tende a non affrontare il problema, per stigma, vergogna, mancanza di strutture. Un passo avanti con le cure a domicilio grazie all’iniziativa realizzata da IEuD


Le dipendenze sono tra noi anche se lo stigma che le circonda le tiene nascoste. L’alcolismo, la dipendenza da cannabis, da cocaina, da gioco d’azzardo, ora anche – e sempre più spesso – le dipendenze tecnologiche da smartphone, videogiochi, device digitali vari che rubano il tempo agli adolescenti, sono in crescita. Quando una persona o una famiglia, con uno dei suoi membri, cade preda di una dipendenza si apre una voragine di problemi.

Milano, ma ora anche a Roma, Napoli e Torino, l’Istituto Europeo delle Dipendenze (IEuD), un centro specializzato per il trattamento a livello ambulatoriale delle dipendenze patologiche da sostanza e comportamentali, è sempre di più una risorsa per affiancare persone e famiglie nel delicato momento della scoperta e poi della cura di una dipendenza.

“La dipendenza è una condizione complessa e totalizzante della persona che ne stravolge lo stile di vita, gli affetti e le priorità esistenziali – dice Federico Seghi Recli, che ha fondato IEuD nel 2016 – Nonostante la sua diffusione, l’accesso ai necessari trattamenti specialistici è spesso limitato e tardivo. Dei 5 milioni di consumatori d’alcol a rischio in Italia, di cui circa 800.000 con danno d’organo, meno del 2% accede a qualche forma di trattamento e le percentuali calano ulteriormente se consideriamo gli oltre 700.000 consumatori di cocaina oppure i 5,5 milioni di consumatori di cannabis”.

I dati del Dipartimento delle Politiche Antidroga e dell’Istituto Superiore della Sanità parlano chiaro: chi soffre di una dipendenza spesso non si cura. Il problema non è solo italiano se è vero che negli Stati Uniti, dei circa 29,5 milioni di persone con disturbo da uso di alcol (Alcohol Use Disorder), solo il 2,1% (ovvero 634.000 persone) ha ricevuto un qualche trattamento farmacologico. Dati simili nell’Unione Europea, dove la Commissione stima che 23 milioni di persone abbiano sviluppato una vera e propria condizione di dipendenza da alcol con costi per l’assistenza sanitaria, l’ordine pubblico e lavorativi che ammontano a circa l’1,3% del Pil.

La lettura per cui tassi di trattamento così bassi siano riconducibili a scarsa consapevolezza da parte dei pazienti, stigma e vergogna è sicuramente corretta ma parziale nella misura in cui non tiene conto dell’impatto della scarsa ed insufficiente disponibilità di servizi e prestazioni specialistiche qualificate cui il paziente possa accedere lungo tutto il suo percorso di cura.

“Trattare in modo isolato un problema di dipendenza può essere estremamente difficile e frustrante e non consente di realizzare quella continuità terapeutica, così importante nell’affrontare al meglio un percorso di cura da questo tipo di patologia con le sue possibili ricadute temporanee – continua Seghi Recli – IEuD si è dotato di una piattaforma digitale proprietaria che favorisce l’interazione tra paziente ed equipe curante, intensifica la relazione terapeutica e permette di gestire al meglio il lavoro dei professionisti coinvolti mediante uno scambio rapido, ordinato e continuativo delle informazioni cliniche rilevanti, ovunque ci si trovi sul territorio. Inoltre favorisce l’integrazione con il lavoro di professionisti terzi nei luoghi in cui abita chi ha bisogno di cure ed è in grado di garantire un qualificato supporto specialistico lungo tutto il percorso di assistenza disponendo fra l’altro di una gamma completa di servizi integrativi al progetto terapeutico fra cui il ricovero in casa di cura quando opportuno, la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS), l’analisi della matrice cheratinica; il tutto in modo del tutto anonimo e in piena continuità terapeutica con il lavoro dell’equipe curante”.

La convergenza della Digital Health, ovvero l’uso di tecnologie digitali a vantaggio della salute umana (definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) è un settore in forte espansione con un rilevante tasso annuale di crescita. I trattamenti specialistici sono fruibili nel pieno comfort della propria abitazione o ufficio, con un protocollo di protezione della privacy estremamente rigoroso.

Fonte: La Repubblica