Stimolazione Magnetica Transcranica: facciamo chiarezza su alcuni aspetti molto importanti che riguardano la TMS quando impiegata nel trattamento delle dipendenze.
Cosa vuol dire TMS?
TMS è l’acronimo di Transcranial magnetic stimulation che in italiano si traduce in stimolazione magnetica transcranica. È una tecnica indolore, non invasiva, utilizzata per stimolare il tessuto nervoso. Non prevede l’uso di farmaci e seppur ancora in via sperimentale, si è rapidamente ricavata una sua applicazione pratica anche nel trattamento delle dipendenze.
A cosa serve la TMS?
La TMS, punta a modificare l’equilibrio elettrico di alcune aree cerebrali che sono in stato di attivazione quando il soggetto sente il desiderio di assumere droga.
Si considera che la TMS sia efficace quando il soggetto riferisce una riduzione significativa del craving tale da mettere la persona in condizioni migliori per gestire la sua dipendenza.
Come funziona la TMS?
La TMS (Stimolazione Magnetica Transcranica) è una procedura con cui vengono stimolate le strutture cerebrali applicando impulsi magnetici attraverso lo scalpo.
Le ricerche hanno permesso di mettere a punto diversi aspetti tecnici, come individuare le frequenze inibitorie e quelle eccitatorie o pattern di erogazione della stimolazione continui o intermittenti in grado di dare differenti tipi di risposta neuronale.
L’applicazione della TMS nelle dipendenze si basa sul presupposto per cui il comportamento di assunzione della droga derivi dal “craving” e che il craving origini da una stimolazione elettrica spontanea, successiva alla disregolazione dei centri nervosi indotta dalle droghe.
Di conseguenza si ipotizza che stabilizzando l’eccitabilità dei centri cerebrali specifici coinvolti si “spenga” lo stimolo ad usare droga.
Limiti della TMS
Se è pur vero che il craving e i fenomeni elettrici correlati sono dati che derivano dall’osservazione, tuttavia il collegamento tra craving e uso di sostanze non è del tutto chiaro né univoco.
Persino nei confronti degli oppiacei e della cocaina per cui il fenomeno del craving è ampiamente riconosciuto, vi può essere un uso senza craving, legato ad abitudini, riti e situazioni, a stati d’animo meglio riferibili a ansia, euforia, noia, rabbia, paura, senso di abbandono che a una “fame spasmodica”, a situazioni esistenziali di perdita di prospettiva, di speranza, di entusiasmo, a comportamenti reattivi e dimostrativi; così come vi può essere craving senza che ne segua necessariamente il consumo di droga (aspetto riconosciuto anche dal DSM-5).
La complessità del problema della dipendenza non è riducibile a singoli meccanismi specifici né tecnici super-specializzati possono sostituirsi a clinici che conoscano profondamente le diverse dimensioni della persona e dei contesti chiamati in causa dall’addiction.
Le dimensioni biologiche, psicologiche, relazionali, sociali, culturali che si intrecciano e si sommano nell’addiction richiedono un approccio terapeutico multidimensionale cui sicuramente la TMS può contribuire purché integrata in una strategia di cura complessiva.
Mancano poi quasi totalmente evidenze cliniche di medio – lungo periodo (l’osservazione più lunga documentata è di 90 giorni) e questo gap andrà necessariamente colmato visto che la dipendenza è una condizione patologica cronica soggetta a ricadute e quindi conoscere gli effetti a lungo termine è molto importante.
La TMS infine è un’opzione terapeutica che ha un costo relativamente alto e quindi difficilmente sostenibile nel lungo termine per l’investimento e le aspettative che può creare. Il suo utilizzo ha quindi senso solo in un contesto di cura complessivo, in cui figuri come uno degli strumenti utilizzabili.
TMS Corretto inquadramento
Sul piano clinico la TMS non può restare un intervento isolato ma deve essere necessariamente impiegata in una strategia di cura complessiva.
La TMS assume significato:
- nel contesto di un trattamento ambulatoriale già impostato, che garantisca la cura degli aspetti farmacologici, psicologici, relazionali e riabilitativi
- in una strategia di ricovero che offra anche il giusto collegamento con il “prima e il dopo” il ricovero
In questo approccio tutti gli strumenti sono utili, a condizione di non essere isolati da un processo e da un sistema organico di cura. In questa logica, l’indicazione alla TMS si definisce in una relazione paziente-terapeuta collaborativa, solida, progettuale e nella comprensione chiara dei possibili risultati.
TMS @IEUD
Presso IEuD, solo pazienti già ben inseriti in un percorso terapeutico, ove opportuno, accedono al trattamento con TMS che viene svolto:
- su base ambulatoriale in stretta collaborazione con il Dipartimento di Scienze Neuro-riabilitative del’IRCCS Istituto Auxologico Italiano, Milano sotto la guida del Prof. LUIGI TESIO, Professore Ordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa presso il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Università degli Studi di Milano, oppure
- in regime di ricovero presso una clinica nostra partner con esperienza pluriennale ed ottimi risultati nell’utilizzo della Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) soprattutto nella gestione della fase di disintossicazione.
Attenti alle false aspettative!
L’offerta di TMS sta crescendo rapidamente in Italia ed è tristemente accompagnata da una comunicazione controversa fino a risultare in molti casi ingannevole. Naturalmente, maggiori sono le aspettative e maggiore è la delusione e le ripercussioni negative della ricaduta. In proposito, la TMS presenta alcuni aspetti che vanno tenuti presenti:
- la sua presentazione come “soluzione definitiva”, come tecnica “innovativa e risolutiva” induce l’attesa di un risultato miracoloso, che si può ottenere senza alcuno sforzo da parte della persona, (se non quello economico).
- L’elevato costo e l’ambiente tecnologico rinforzano l’aspettativa taumaturgica, miracolosa.
In queste condizioni, le ricadute possono avere, per l’interessato e per il suo ambiente che lo ha sostenuto nella scelta, un effetto estremamente dannoso, spingendo al pessimismo, alla convinzione che nulla potrà aiutare, e alla sfiducia verso qualsiasi trattamento.
Emanuele Bignamini