È questa una domanda che spesso ci viene posta da persone che ci contattano motivate dalla consapevolezza che “qualcosa sta andando fuori controllo” nella loro vita o nell’immagine di sé in cui si erano fino a quel momento riconosciuti.

Persone che magari bevono alcol nelle serate con amici, ma che gradatamente si accorgono come il consumo sia aumentato, o persone solite a navigare su siti pornografici come adulti liberi e responsabili, ma che si sentono caduti in un vortice di cui non riescono più a fare a meno, magari con ingenti perdite economiche o mettendo a rischio relazioni affettive fino a quel momento importanti.

L’impossibilità di una risposta univoca

Come si può immaginare, non esiste una risposta univoca a questa domanda, perché non esiste la possibilità concreta di stabilire a priori chi, a parità di condizioni di altri soggetti, risulti maggiormente vulnerabile a sviluppare una addiction; statisticamente, infatti, non è la maggioranza delle persone che contatta una sostanza a diventarne dipendente. Molti assumono saltuariamente alcol, cocaina o cannabis e non per questo sviluppano una dipendenza grave 

Ognuno di noi ha una propria storia che è fatta di esperienze, di emozioni ma anche di un corpo con una propria struttura fisiologica, equilibri, risorse e limiti interni.

Fattori che influenzano la vulnerabilità alla dipendenza

La vulnerabilità ad una o più sostanze o ad un comportamento è data da:  

  • tipo di sostanza 
  • caratteristiche di personalità  
  • ambiente

E gli esiti di questa relazione possono essere: 

  • non c’è uso 
  • uso 
  • abuso 
  • dipendenza (addiction) 

Fattori di rischio per lo sviluppo di una dipendenza

A partire da queste tipologie di relazione e dei conseguenti esiti, si possono isolare alcuni fattori di rischio. Il rischio è da intendersi come la tendenza a gradire e quindi a ricercare la sostanza per gli effetti iniziali ottenuti. 
Mai come oggi uno dei maggiori fattori di rischio è la disponibilità della sostanza. 

A seguire possiamo ricordare l’importanza di: 

  • problemi psicologici, emozionali e affettivi, di personalità (depressione, ansia, disturbo post-traumatico da stress, personalità borderline, narcisista, antisociale) Sono condizioni che possono pre-esistere all’uso e favorirne la vulnerabilità
  • età della persona che entra in contatto con la sostanza (più si è giovani più si è a rischio)
  • situazioni stressanti contingenti 
  • traumi fisici o psichici pregressi (life events) 
  • pressione culturale, lavorativa, sociale 
  • genetica. Infatti, a una prima assunzione la genetica può favorire o meno non tanto una futura addiction quanto una risposta forte che porterà a ricercare di ripetere l’esperienza (soggetti cosiddetti responder). Si deve tener conto che non necessariamente il primo contatto deve essere vissuto come totalmente positivo e gratificante affinché venga nuovamente ricercato; in questo senso la forza del primo o dei primi contatti è ciò che comunque “aggancia” all’esperienza 

La genetica ha molto a che fare con i funzionamenti neurotrasmettitoriali del sistema nervoso, con le condizioni prenatali, con linee materne o paterne che presentano soggetti dipendenti.  
Per esempio, avere una predisposizione genetica all’alcolismo significa che non si metabolizza l’alcol nello stesso modo di chi non ha questa stessa storia genetica.

Sappiamo però che esperienze di vita, ambienti fisici e relazionali (epigenetica) rappresentano o meno gli altri fattori di rischio, che possono limitare o potenziare la possibilità che si sviluppi una dipendenza a partire dalla sola genetica.

L’importanza di una valutazione professionale

Valutare insieme a degli specialisti quali sono le proprie esperienze, vissuti, paure rispetto allo sviluppo di un’addiction può aiutare eventualmente a intervenire prima che il meccanismo dell’addiction si instauri.  

La Redazione