(a cura dell’Istituto Europeo delle Dipendenza IEUD)
L’arrivo di Elena
“Avevo smesso per un mese… Ero così contenta, di me, della mia forza. Mi sentivo bene. Troppo? Troppo bene? Non so cosa è successo…. Ho sempre pensato di tirare coca per sentirmi più forte, per superare gli ostacoli… e invece questa volta sono ricaduta quando stavo bene. Non capisco, non mi capisco”.
Elena, 32 anni, arriva al nostro Istituto dopo un anno di psicoterapia, durante il quale non ha mai rivelato il suo uso di cocaina. Vergogna e paura l’hanno tenuta in silenzio, ma il bisogno di superare la dipendenza diventa urgente.
Le radici della dipendenza: famiglia e solitudine
“Mi vergognavo… non ci sono riuscita, a dirlo…”
Elena cresce in una famiglia caotica: figlia unica di un padre affettivamente assente, allontanatosi poi da casa, e di una madre molto presente ma rigida e controllante, aveva imparato a dare il meglio di sé per essere vista da quei genitori troppo invischiati nella loro conflittualità.
Essere amati per ciò che si dà e non per ciò che si è: una sorta di condanna, che riguarda molti figli che poi saranno a loro volta genitori, con l’opportunità di superare il passato o di reiterarlo.
In questo senso Elena non era stata fortunata: aveva lavorato tanto dentro di sé per crearsi un’immagine perfetta per sentirsi forte e con cui presentarsi al mondo. Attraverso la negazione e il controllo era riuscita a nascondere il senso di solitudine e di profondo vuoto interiore.
Curata nell’aspetto, attenta al peso, educata, disponibile, non aveva mai abusato di alcol o provato droghe, né mai fumato. Crescendo, si era impegnata nello studio con ottimi risultati, riuscendo anche ad allontanarsi da casa per un lavoro in un’altra città senza sentirsi troppo in colpa, aiutata in questo dalla relazione di convivenza iniziata dalla madre.
L’incontro con la cocaina
A Bologna Elena conosce Andrea. Il rapporto non funziona, soprattutto a causa della cocaina.
È infatti Andrea a iniziarla all’uso: “Me l’ha fatta provare a casa sua, una sera, prima di fare sesso. Diceva che poi sarebbe stato fantastico farlo”. In poco tempo a Elena non basta più usarla insieme ad Andrea e, esattamente come lui stesso fa, inizia a usarla da sola. Tira la coca prima di iniziare la giornata, prima di uscire di casa. È il suo motore. Si accorge che la aiuta a mantenere il peso, la rende brillante in compagnia; si accorge che “diversi miei amici la usano”. Le sembra che la cocaina la aiuti a spegnere quel sottile dolore, sordo ma costante, che sente da sempre “non so…. come un nodo, qualcosa…tra il cuore e lo stomaco. Come se facesse male ma non è male fisico. È stato sempre così, l’ho sempre sentito”.
La crisi e la ricaduta
Dopo qualche mese, il rapporto con Andrea non sembra più funzionare: la loro relazione sembra girare ormai solo sull’utilizzo di cocaina, indispensabile presenza di giornate, uscite e frequentazioni.
In una visione totalmente autocentrata, Andrea vede solo in Elena e nel suo carattere la causa della loro distanza relazionale.
Elena decide di mettersi in discussione e inizia a vedere regolarmente uno psicologo, a cui però non riesce a dare un quadro completo della sua situazione: non parla difatti dell’uso di cocaina. Grazie al supporto psicologico riesce ad affrontare il problema con Andrea e a chiudere la relazione con lui.
Dopo la rottura con Andrea, Elena tenta di ricostruire la sua vita. Riesce a smettere di usare cocaina per un mese, ma una sera, in un locale, cede alla tentazione. La ricaduta è rapida e devastante, riportandola a un uso quotidiano della droga: “mi sembrava di avere tutto sotto controllo… non pensavo di poterci ricadere così”.
La nostra lettura del caso
Elena arriva da noi così, con una frustrazione profonda e un senso di fallimento che sembra averla cristallizzata in una quotidianità nuovamente svuotata di tutto.
Dalla sua storia sappiamo che Elena ha strutturato delle difese psichiche che le hanno permesso di resistere, raggiungere obiettivi, autonomizzarsi, ma dentro di lei sembra essere rimasta quella bambina che non si è mai sentita davvero amata, almeno per quanto a lei era necessario. È rimasta una ferita che mai si è totalmente rimarginata. Inconsciamente alla ricerca di una cura si è fidata di Andrea e ha accettato di condividere con lui quell’abitudine, perdendo in quel contesto la capacità di controllo che ha sempre avuto per sé. La cocaina in lei ha trovato una strada facile, costruita dal suo passato e rapidamente le è diventata prima necessaria, poi indispensabile.
La reazione positiva dopo la fine della relazione con Andrea, il sentirsi di nuovo forte perché sola, autonoma e capace, non è bastato a ripristinare un equilibrio emotivo che era riuscita a crearsi nonostante una storia famigliare non facile, perché nel frattempo la cocaina aveva alterato tutto questo funzionamento e lo aveva fatto in modo organico, chimico e potente.
Nel nostro Istituto, abbiamo proposto a Elena di riprendere un percorso psicoterapeutico, senza somministrazione di farmaci, perché proprio le sue caratteristiche di personalità danno spazio a una terapia che può rivelarsi efficace da quando Elena è riuscita a non negare il problema, riconoscendolo troppo grande per lei per mantenerlo nascosto. Questo problema fa parte di lei e della sua storia e solo affrontandolo in una psicoterapia che ripristini la possibilità di affidarsi con fiducia alla psicoterapeuta potrà dare un senso a ciò che le è accaduto, per riprendere il suo cammino nella vita.
La Redazione
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