In Italia il consumo di cocaina è in aumento, sopratutto nei giovani. Un giovane su quaranta fa uso della sostanza.
Introduzione
La dipendenza da cocaina è, purtroppo, un fenomeno in aumento e diffuso soprattutto tra i ragazzi più giovani.
La cocaina è lo psicostimolante più potente presente in natura e attira con la promessa illusoria di regalare prestazioni intellettive e fisiche migliori; la sensazione di euforia a cui si accompagna inganna sempre più persone, che ammettono solo con difficoltà la loro condizione di dipendenza.
In realtà, gli effetti a breve e lungo termine sono devastanti.
Di tutte le droghe, inoltre, è quella più correlata a determinati setting sociali: chi ne fa uso per la prima volta generalmente vi è indotto dalle persone e dagli ambienti che frequenta, anche più di quanto avvenga per altre sostanze stupefacenti. Così, l’incremento dei consumatori è una doppia brutta notizia, sia per il dato immediato sia perché mette i presupposti per una diffusione ulteriore.
Però dalla cocaina si può uscire, proprio come dalle altre dipendenze. Capire meglio il fenomeno, rendersi conto dei rischi e degli effetti sul cervello può essere un aiuto prezioso sia per chi si trova in un momento buio sia per chi gli è vicino.
Cominciamo, quindi, a renderci conto di cosa significa la dipendenza da cocaina.
Cocaina: la diffusione
Per conoscere i dati sulla diffusione della cocaina in Italia possiamo fare riferimento alla Relazione annuale 2017 al parlamento sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia. La Relazione Annuale è un documento ufficiale governativo redatto ogni anno, ai sensi dell’art. 131 del D.P.R. n. 309/90, dal Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e rappresenta la fonte più autorevole in materia.
I dati della relazione del 2017 sono riferiti all’anno 2016 e, per quanto riguarda la Cocaina, ci mostrano un consumo che interessa circa l’1% della popolazione generale in età compresa fra i 15 e i 64 anni, ovvero circa 4.000.000 di individui. Tra questi, troviamo una netta prevalenza del genere maschile: il rapporto maschi/femmine tra i consumatori di cocaina è di 2,3 a 1.
Emerge inoltre un consumo in aumento, in Italia come un po’ in tutto il Nord America e nell’Europa Occidentale, soprattutto tra i giovani. Considerando la fascia di età fra i 15 e i 34 infatti i consumatori sono circa il 2,5%, contro l’1% già citato per la popolazione generale.
Il 2,5%, cioè un giovane (o una giovane) su 40: un dato che non può essere ignorato. È comprensibile, quindi, l’ansia di molte famiglie che si chiedono come capire se loro figlio fa uso di cocaina, o se ne fanno uso altri parenti stretti.
Dagli studi effettuati e dai dati raccolti finora sappiamo che questa sostanza, forse più di qualsiasi altra, tende ad essere utilizzata sotto l’influenza di stimoli ambientali: è sempre stata legata soprattutto a determinati setting sociali e di gruppi di persone che cercano gli effetti di rinforzo dell’attenzione e della resistenza allo stress possedute dalla cocaina.
Tuttavia, oggi viene usata da persone appartenenti a tutti gli strati sociali senza differenze di etnia o ceto.
Non è invece chiaro se esistono particolari strutture di personalità che sono più o meno predisposte all’uso di cocaina. L’unica evidenza è che i novelty seeking (ovvero persone particolarmente impulsive e alla ricerca di nuovi stimoli) possono presentare una maggiore vulnerabilità alle droghe in generale ed alla cocaina in particolare.
Come funziona la cocaina
La cocaina è una delle droghe più pericolose per il cervello umano perché possiede un’elevata capacità di influenzare il sistema cerebrale, danneggiandolo, e di alterare i delicati meccanismi legati alla gratificazione, creando una forte dipendenza prima di tutto psicologica.
Semplificando, possiamo dire che la cocaina interferisce nella regolare produzione di neurotrasmettitori cerebrali quali la dopamina, la noradrenalina e la serotonina, agendo così come un potente eccitante e analgesico.
La trasmissione dei segnali fra i neuroni viene potenziata, dando l’illusione di un potenziamento delle proprie capacità quando, in realtà, è soprattutto la percezione che viene alterata.
Nell’immediato aumentano la concentrazione, la resistenza alla fatica e allo stress; è, in sintesi, uno psicostimolante. E’ bene però ricordare che le pasticchine magiche esistono solo nei film… nella realtà il sistema nervoso centrale che viene stimolato artificialmente arriva presto all’esaurimento metabolico, se sovraeccitato in tempi relativamente brevi.
Alterare passaggi così delicati per il nostro cervello comporta effetti negativi che non possono essere assolutamente ignorati: ansia, fobie, senso di persecuzione, irascibilità, fino a veri e propri stravolgimenti del carattere nei consumatori di lunga data.
La letteratura medica ci mostra che gli effetti clinici immediati della cocaina sono direttamente proporzionali alla dose somministrata:
- Dosi comprese fra i 25 e 125 mg determinano euforia, incremento della socialità e dell’energia, ridotta necessità di dormire ed un aumento apparente e temporaneo dell’efficienza. Anche con questi dosaggi gli effetti negativi non tarderanno a mostrarsi, ma almeno in un primo momento non vengono percepiti
- Dosi comprese fra i 150 mg e i 300 mg determinano vasocostrizione, incremento della frequenza cardiaca e della temperatura, dilatazione della pupilla e, se la sostanza è stata assunta per via nasale, forte anestesia locale
- Se la dose assunta è maggiore di 300 mg possono insorgere ansia, attacchi di panico, paranoia, allucinazioni, aggressività, violenza. Dal punto di vista strettamente fisico si rischiano reazioni cardiovascolari come infarto del miocardio o angina, aritmie, accidenti neurologici tipo vertigine e cefalea, visione offuscata, ischemia, infarti ed emorragie cerebrali
Talvolta il consumatore assume un dosaggio eccessivo per contrastare l’assuefazione; in altri casi, invece, lo fa inconsapevolmente anche perché è praticamente impossibile conoscere il livello di purezza di cocaina acquistata sul mercato nero!
Si sa che la sostanza è sempre tagliata per aumentarne il volume, ma la percentuale effettiva di cocaina presente in una dose può variare dal 10% al 50% circa, una forbice molto alta che rende impossibile capire quanta se ne stia davvero assumendo. In rari casi, questa percentuale può arrivare addirittura al 70%.
Gli effetti collaterali
Oltre agli effetti legati al sovradosaggio, ci sono una serie di effetti collaterali della cocaina che spesso chi si avvicina per la prima volta a questa droga ignora o sottovaluta.
Niente di più sbagliato: la dipendenza da cocaina infatti porta a conseguenze come quelle qui elencate…
- Diminuisce il volume del cervello
Letteralmente: diminuisce il flusso sanguigno verso diverse aree del cervello (corteccia frontale, area del cingolo, corteccia parietale inferiore, gangli della base), così queste reagiscono con una diminuzione del loro volume - Diminuiscono fame, sete, desiderio sessuale
L’alterazione di importanti neurotrasmettitori porta ad una perdita di interesse verso gli stimoli naturali tipo fame, sete e sesso. Una conseguenza che sa di contrappasso dantesco soprattutto per coloro che abusano di cocaina per l’effetto eccitante che provoca nella prima mezz’ora dall’assunzione - Si accompagna alle conseguenze tipiche degli scompensi ormonali
In seguito all’uso di cocaina, soprattutto se prolungato nel tempo, possono insorgere una serie di problemi tipicamente legati ad una cattiva produzione ormonale: ipertiroidismo, ipertensione, ipercinesi, sudorazione, tachicardia, tremori, ansia e ipertermia - Mette a rischio il sistema cardiovascolare.
Molte malattie legate al cuore, oggi, sono riconducibili all’uso di cocaina. Si parla di aritmie di vario tipo, che compaiono nel tempo e indipendentemente dai dosaggi assunti. Oltre ai problemi cronici, c’è il rischio immediato di infarto del miocardio: chi lavora in un reparto di medicina d’urgenza vede sempre più spesso arrivare persone che rischiano la vita per questo motivo - Altri effetti
Debolezza delle ossa, problemi ai denti e al setto nasale (in caso di inalazione della sostanza) sono alcuni degli ulteriori problemi che si accompagnano all’uso prolungato di cocaina. Il quadro complessivo è devastante, ma subdolo perché diventa evidente solo una volta che la dipendenza è radicata
Negli ultimi tempi gli studi si stanno concentrando anche sull’influenza dei fattori genetici nell’insorgere degli effetti collaterali. La dipendenza da cocaina, cioè, può portare a conseguenze diverse, con diversa intensità dei sintomi sopra riportati a seconda della persona; pare che gli aspetti genetici siano determinanti per capire resistenze o vulnerabilità individuali, soprattutto finché si parla di consumo occasionale.
Gli effetti della cocaina sul carattere sono altrettanto pericolosi rispetto a quelli strettamente fisici. La progressiva perdita di interesse verso ogni attività e verso i legami sociali può lentamente distruggere la vita di una persona. Gli sbalzi di umore (se non veri e propri scatti di violenza) e il senso di paranoia allontanano ancora di più le persone care – quelle che potrebbero, invece, aiutare a riconoscere il problema e a iniziare un percorso nuovo.
Superare la dipendenza da cocaina
Dalla cocaina si può e si deve uscire.
Chi si rivolge a noi lo fa spesso perché spaventato dai sintomi fisici: sperimenta sensazioni come pressioni intense sul collo o alla testa, vertigini eccessive o altri effetti che funzionano come un campanello di allarme.
Altre volte è spinto da persone care, preoccupate per lui/lei.
In tutti i casi, è importante riconoscere di avere un problema: capire che quella sostanza che dava l’illusione di potenziarci ci sta, in realtà, distruggendo. Ed essere pronti a trovare nuove strade, nuove scelte: ricostruire una nuova vita.
Come tutte le sostanze d’abuso anche la cocaina è in grado di indurre tolleranza, dipendenza ed astinenza una volta che la sua somministrazione viene bruscamente interrotta.
Per questo durante la disintossicazione devono essere superate tre diverse fasi:
- La fase del crash, che compare nei giorni immediatamente successivi all’interruzione (da uno a tre). Si manifesta con depressione, difficoltà a dormire e con un craving (il desiderio intenso, cioè, di assumere nuovamente la sostanza) moderato
- La seconda fase compare da due a dieci giorni dall’interruzione e si manifesta con sintomi più violenti. Si sperimentano disforia, mancanza di energia, incremento dell’appetito, dolori diffusi, cefalea, ansia, paranoia, allucinazioni, deliri, forti oscillazioni del tono dell’umore, sonnolenza accompagnate da un craving molto intenso
- La fase successiva può durare anche per diversi mesi. La persona sperimenta craving episodico, insonnia, irritabilità, agitazione, letargia, mancanza di motivazione; si tratta, però, dell’ultima prova da superare per arrivare a liberarsi dalla dipendenza
Affinché il percorso abbia effetto è importante che la persona sia attentamente seguita soprattutto sul piano psicologico. Chi in passato aveva scelto di affidarsi alla cocaina, infatti, deve essere accompagnato in una sorta di rieducazione alla vita per imparare scelte nuove e diverse.
Abbandonare la cocaina può essere più difficoltoso quando ci si trova davanti a dipendenze multiple (o polidipendenze), dove la cocaina è la principale, ma non l’unica dipendenza. L’aiuto di una équipe medica che riunisca diverse specializzazioni si fa, in questi casi, ancora più prezioso.
Raffaele Lovaste
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