Vivere una relazione insoddisfacente, frustrante e non riuscire ad uscirne.
Spesso le persone che soffrono di dipendenza affettiva sono persone passionali, che si innamorano con facilità: l’incontro con l’altro colora improvvisamente una vita vissuta altrimenti come priva di grandi entusiasmi. Niente è gratificante come la presenza dell’altro o come la conferma del legame reciproco. Questa non è certo “psicopatologia” anzi, è proprio la caratteristica quasi magica di tutti gli innamoramenti: si rimane affascinati da un aspetto dell’altro che ci ha colpito e da lì si ricama l’immagine di un partner depositario di sole qualità positive.
Poi succede, giorno dopo giorno (nella quotidianità del legame), o improvvisamente (magari per una verità prima sconosciuta) che l’incantesimo si rompa e ci si rende conto di chi è il nostro partner, delle sue caratteristiche, che possono essere magari diverse da quelle che erano le nostre aspettative. Da questa nuova consapevolezza possono scaturire due conseguenze: una estrema delusione che conduce gradualmente alla presa di coscienza della reciproca non complementarietà e dunque alla fine della relazione, oppure un amore più “reale”, fatto di alti e bassi, animato dalla ricerca continua del giusto equilibrio, con un crescendo di intimità e di conoscenza reciproca. Anche questa fase è parte di ogni legame amoroso.
Il problema si pone invece quando, nonostante la delusione, e l’evidente assenza di quel feeling che aveva contraddistinto il legame alle origini, la relazione inaspettatamente prosegue tra litigi, tradimenti, problemi emotivi e fisici. Sentiamo allora che lo stare nella relazione è diventato faticoso e inappagante, ma uscirne a volte, è ancora più difficile. I litigi continui, le promesse non mantenute, le lacrime, i vissuti di colpa magari reciproci, fanno vivere una relazione tormentata ma, paradossalmente, anche eccitante. In un’alternanza di avvicinamenti e rifiuti, inizia un vortice che cristallizza. Quello che mi fa stare bene è anche quello che mi fa stare male, tutto si focalizza intorno ad una relazione ormai svuotata di elementi gratificanti, ma che è diventata una relazione che colma un vuoto sentito come molto più doloroso della sofferenza causata da quello stesso, presunto, “amore”.
Questa condizione rappresenta un fattore di rischio sia quando la dipendenza affettiva si struttura in legami in cui uno dei partners presenta una personalità più fragile o patologica, sia per il potenziale rischio di sviluppo di altre dipendenze o problematiche psicologiche se si rimane nella relazione. In tutte le dipendenze patologiche curarsi significa innanzi tutto rinunciare-a ed è questa una delle cose più difficili da accettare nella strada verso la guarigione. Quando non riusciamo a rinunciare anche se soffriamo, può accadere che ad una relazione di dipendenza con l’altro (diventata incontrollabile e frustrante) si sostituisca senza rendersene conto e gradatamente, un’altra relazione: quella con l’alcol o con un farmaco. L’alcol e il farmaco (ansiolitici, antidepressivi..) sembrano permettere il tollerare la quotidianità, mitigano il dolore, lo rendono sopportabile, riempiono in parte il senso di vuoto, e sono almeno inizialmente, controllabili. Si gestisce la quantità del bere o si rispetta la prescrizione del farmaco. Ma quando queste sostanze vengono utilizzate come auto-terapia per un dolore sordo e costante, accade che si perda il controllo rispetto all’assunzione. Farmaci assunti senza controllo medico e alcol ingerito in grandi quantità creano squilibri nel nostro organismo che diventano presto nuovi equilibri, nuove dipendenze.
Uscire da una relazione addicted equivale a raggiungere l’astinenza per un alcolista o affidarsi ad un medico che riveda ed eventualmente elimini una terapia farmacologica che in autonomia è sfuggita di mano. Se gli oggetti di dipendenza si sommano o si sostituiscono, può diventare difficile uscire da queste problematiche da soli. La strada verso la guarigione inizia sempre da uno stacco, da un distacco, da un lasciar andare: è da lì che si crea dentro di noi lo spazio per una vera rinascita.
La Redazione
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