Non sono pochi i personaggi che, pur avendo lasciato un segno indelebile nella cultura e nella musica, sono stati segnati da un destino tragico legato all’uso di sostanze. Amy Winehouse, icona del soul e del jazz moderno, non fa eccezione: la sua voce unica e il suo talento straordinario sono stati accompagnati da un rapporto di abuso con l’alcol e le droghe, fino alla sua prematura scomparsa nel 2011. Gli inizi di un talento straordinario Amy Jade Winehouse nasce nel 1983 a Londra in una famiglia amante della musica. Sin da giovane dimostra un’innata predisposizione al canto e alla composizione, influenzata dai grandi del jazz come Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan. Il suo talento non tarda a emergere: a soli 20 anni pubblica Frank (2003), un album che mostra già la profondità della sua voce e delle sue emozioni. Tuttavia, è con Back to Black (2006) che Amy raggiunge la fama mondiale. Brani come Rehab, You Know I’m No Good e Love Is a Losing Game raccontano il dolore, la relazione affettiva complessa e il problema della dipendenza. Il percorso con la dipendenza "They tried to make me go to rehab, but I said no, no, no" (Rehab, 2006). La sua stessa musica è un manifesto della sua resistenza al trattamento e della difficoltà nel riconoscere il proprio problema. Amy vive una relazione complessa con l’alcol e le droghe, in un contesto segnato anche da disturbi alimentari e dalla sua tumultuosa relazione con Blake Fielder-Civil. É ormai attestato anche i